Vacanze a New York

Ogni vacanza porta con sé delle novità. Questa volta abbiamo pensato di aggiornarvi sulle nostre vacanze direttamente dalla nostra camera di albergo.

Siamo arrivati a New York ieri, 1. luglio 2005, dopo un volo freddo e un tantino lungo, che potrebbe aver “congestionato” lo stomaco di Milijan. Chiunque volesse intraprendere un viaggio simile si munisca di vestiti caldi (a strati).

Una volta usciti dall’aeroporto siamo subito riusciti a farci contattare da uno zelante tassista che si è poi rivelato essere il conducente di una limousine con sovrattassa: per “soli” $55 + $11 di mancia + $9 di tasse siamo arrivati in albergo, dove ci è stata assegnata una bellissima camera al 37. piano. Una volta sballate le valigie siamo usciti su Broadway: chi, come Milijan, vede New York per la prima volta, rimane colpito dall’immensità degli edifici e dalla mole di gente che si riversa sulle strade.

La prima giornata si è quindi conclusa con una camminata per le vie intorno a Times Square, dove tra l’altro si trova il nostro albergo: Hilton Times Square.

Dopo una notte disturbata dal fattorino del “room service” che ha sbagliato camera, ma con l’aiuto della miracolosa melatonina, ci siamo alzati di buon mattino alle 7:00. Questo ci ha permesso di vedere Broadway senza traffico, e di essere in cima all’Empire State Building per le 8:30, senza un minuto di coda. Il panorama dall’alto è mozzafiato ed è sicuramente una delle attività da svolgere qui.

Dopo aver scoperto il megastore Macy’s ed esserci fatti un’idea su ciò che compreremo nei prossimi giorni, ci siamo recati nuovamente all’albergo, dove abbiamo incontrato la titolare di un’azienda che collabora con Ticinocom: in questo modo Manuel ha potuto lavorare anche in vacanza, allietato comunque da un buon pranzo e da una buona compagnia. Compagnia decisamente migliore di quella degli accattoni da strada, che se potessero vi venderebbero anche la loro mamma. Evitarli è difficile, ma con il tempo ci si può anche riuscire.

Il pomeriggio ci siamo recati alla “World Trade Center Site”, meglio nota come “Ground Zero”, dove fino all’11 settembre 2001 sorgevano le Twin Towers. Intorno al profondo cratere una folla silenziosa ed emozionata ha l’occasione di ripercorrere la cronologia della terribile giornata, di leggere i nomi delle vittime e, perché no, di fermarsi un attimo a pensare all’accaduto. Sono parecchie le persone che hanno scritto dei messaggi (sempre gli stessi: “God Bless America”, “We Will Never Forget”, ecc.) sui piloni della recinzione e della nuova stazione ferroviaria sotterranea.

Già che c’eravamo abbiamo fatto una capatina nel vicino negozio “Century 21”: si tratta di un super-discount del discount dei vestiti di marca. Per $39 vi portate a casa una maglietta di Versace. Piccolo particolare: non ci si muove tra i fitti attaccapanni e tra la folla, e non ci sono le cabine per provare i vestiti, o se ci sono sono ben nascoste.

Dopo tutto questo sforzo ci siamo diretti verso Battery Park, dove abbiamo avuto modo di vedere il monumento “The Sphere”, che si trovava sotto le torri gemelle fino al loro abbattimento, ed ora è stato trasferito lì. Da Battery Park partono pure i vari battelli che portano all’isola della statua della libertà, che visiteremo uno dei prossimi giorni, probabilmente al mattino presto (perché oggi pomeriggio le code sembravano già interminabili).

Ed ora ci apprestiamo a cercare un ristorante per la cena.

Alcune foto fatte dalla nuova macchina fotografica possono essere visionate qui.

A presto
Manuel e Milijan

—-

Dove eravamo rimasti? Ah sì, dovevamo andare a cena. Abbiamo trovato un ristorante francese su Broadway, non molto lontano da Times Square: il suo nome è “Maison” e il cibo è decisamente buono. Al rientro in albergo abbiamo avuto modo di immergerci in una marea di gente che camminava sui diversi marciapiedi di Times Square. Un insieme di luci, colori e suoni (dei clacson) che si deve vivere almeno una volta durante il soggiorno.

Oggi invece, come previsto, ci siamo nuovamente svegliati presto e ci siamo diretti verso Battery Park, passando però prima per Wall Street (dove abbiamo visto la borsa e mangiato al Dunkin Donuts). Intorno alle 9 la coda per prendere i biglietti e per aspettare il battello che porta a Liberty Island è ancora contenuta (15 minuti). In breve tempo quindi ci siamo trovati a transitare sul mare per raggiungere l’isola della statua della libertà: una breve seduta fotografica e poi via verso Ellis Island, dove si trova il museo dell’immigrazione. Abbiamo avuto modo di scoprire come i nostri antenati raggiungevano il continente americano a bordo di enormi bastimenti e soprattutto come venivano “accolti” nel nuovo mondo. Un’interessante visita per capire che Schengen in confronto è una barzelletta :-).

Il rientro sulla terraferma è avvenuto nel primo pomeriggio. A quell’ora la colonna dei visitatori in attesa di salire sulle barche era almeno decuplicata. Quindi, chiunque volesse andare su Liberty Island è avvisato: il mattino ha l’oro in bocca.

Prima di pranzare a base di panini e pizza, abbiamo fatto una capatina al negozio B&H Photo Video che, per gli attenti osservatori, risulta essere la Mecca di Manuel. Infatti è quel negozio in cui potete acquistargli nuovo materiale fotografico, e dove tutti gli hobby-fotografi del mondo si riforniscono online (e qui a New York anche “dal vivo”).

Una pausa in albergo per far riposare i piedi e poi di nuovo via verso il palazzo dell’ONU, che stavolta abbiamo pure fotografato (battuta “insider” per chi si sente chiamato in causa…).

Prima di un po’ di abbeveraggio presso Starbucks Coffee (molto buono il té ghiacciato alla limonata e frutto di passione) abbiamo camminato nelle vie del quartiere, dopodiché siamo di nuovo rientrati in albergo.

Oggi è stata la classica giornata dove abbiamo ammortizzato la tessera Metrocard, valida per il trasporto sotterraneo della città.

Per oggi è tutto, ci rifaremo vivi domani!
(ndr: sono state aggiunte nuove foto al link che trovate nel nostro primo post)

—-

Giornata stressante per i piedi, quella odierna. Sul libro “guest informant” presente nella nostra camera d’albergo abbiamo letto che sul lungofiume di Brooklyn c’è una splendida vista su Manhattan: perché non provare a vedere se è vero? Abbiamo quindi preso il metro e ci siamo spostati in loco. Il panorama è effettivamente magnifico, come si vede anche dalle foto che abbiamo aggiunto.

Durante la seduta fotografica abbiamo notato che sul ponte di Brooklyn vi è la possibilità di camminare, e abbiamo deciso di affrontare la traversata sotto il sole, cullati comunque da una lieve brezza marina. In poco più di mezz’ora abbiamo raggiunto Manhattan. Dopo una pausa ristoro abbiamo cercato le tendine che si vedevano dal ponte: si trattava di un mercato organizzato espressamente per il 4 luglio su Water Street, strada chiusa al traffico per l’occasione. Durante la visita al mercato abbiamo provato l’ebbrezza di mangiare un hot dog “da carrello”.

Visto che non avevamo camminato abbastanza abbiamo deciso di spostarci in metro per visitare almeno una parte di Central Park. L’area verde New Yorkese è decisamente in contrasto con i palazzi, il traffico e il rumore a cui siamo (quasi) abituati. È decisamente rigenerante stare un po’ in mezzo al verde e al silenzio. Decideremo nei prossimi giorni se vorremo farci trasportare in bicicletta a 2 posti lungo tutta l’area del parco (per la modica cifra di $45).

Con i polmoni pieni di ossigeno siamo rientrati in albergo per fare una pausa di qualche oretta. Tra breve scenderemo nuovamente nella bolgia, che questa sera sarà ancora maggiore: infatti abbiamo previsto di andare a vedere, insieme ad altre 2 milioni di persone, i fuochi d’artificio dedicati alla festa dell’indipendenza e sponsorizzati da Macy’s.

A causa degli orari poco consoni non ceneremo in uno steak house come ieri sera (Broadway Joe’s Steakhouse, dove tutti a parte noi avevano un buono sconto del 20%, che ci è però stato prontamente offerto sul posto: buono il cibo, ma scarso il servizio; laddove avremmo per una volta potuto rinunciare a dare la mancia obbligatoria, era già inclusa nel conto – si sono fatti furbi!), ma continueremo a favorire la distruzione della flora intestinale mangiando in fast food e bevendo caffé bollenti o ghiacciati al gusto di nocciola.

A domani!

—-

Non possiamo andare a dormire senza prima dare un feedback sulla serata appena trascorsa. Ci siamo spostati su East River poco distanti dal palazzo dell’ONU dove, insieme a una marea di altre persone, abbiamo aspettato per 3 ore l’inizio dello spettacolo pirotecnico in occasione del 4 luglio. Per fortuna che prima avevamo sgranocchiato un panino in uno dei tanti ristoranti della Grand Central Station.

L’attesa ha sicuramente dato i suoi frutti: infatti lo show, anticipato da alcuni passaggi rasoterra di elicotteri della polizia e della guardia costiera, è stato entusiasmante. In poco più di mezz’ora sono stati esplosi 35000 fuochi d’artificio: migliaia di colori, botti e echi provenienti dagli alti palazzi retrostanti ci hanno circondati. Complice il vento, anche centinaia di pezzi di cenere e cartone sono venuti a farci visita sui vestiti e sui capelli. Intorno alle 22 (pardon, 10 PM), a spettacolo terminato, tutta la gente si è riversata sulla 42. strada, intasando il traffico e creando non pochi grattacapi ai servizi d’ordine. Nonostante la folla, abbiamo pensato di provare a prendere il metro che ci riportasse a Times Square: non sono stati molti ad avere la nostra idea, quindi, per nostra fortuna, abbiamo camminato meno.

Per riprenderci da tale sforzo, siamo andati a Times Square a terminare di girare il DVD della “CVS camera” usa e getta, regalataci dalla collega di Manuel incontrata sabato a pranzo. Infatti, non abbiamo foto dei fuochi d’artificio, ma unicamente un filmato digitale, che dobbiamo far “sviluppare” su DVD prima di partire. Dopodiché faremo del nostro meglio per provare a metterlo online.

Come elixir della buonanotte abbiamo bevuto un ottimo drink al bar “Blue Fin” (con splendida vista su Times Square). Un cocktail che sicuramente gusteremo ancora più di una volta.

Buonanotte a noi, buongiorno a voi!

—-

Quella appena trascorsa è stata sicuramente una giornata per lo più poco produttiva dal punto di vista delle attrazioni turistiche, ma decisamente più proficua per le ditte fornitrici delle nostre carte di credito. Abbiamo come prima cosa portato la nostra videocamera “usa e getta” da “sviluppare” e siamo ora in possesso di un DVD con 20 minuti di filmato (fuochi d’artificio del 4 luglio e Times Square) che proveremo a mettere in parte online nei prossimi giorni.

Approfittando dell’attesa di 1 ora per lo sviluppo, abbiamo raggiunto un centro commerciale a Columbus Circle presso gli studi della Time Warner. Abbiamo passato parecchio del nostro tempo nel negozio Armani Exchange (una linea un po’ più “trendy” rispetto alla classica Armani).

L’ora si stava ormai facendo tarda: abbiamo quindi preso il metro che ci ha portato in quel di Chinatown (da cui arriva l’unica foto pubblicata oggi). Il quartiere lascia trasparire una quantità di odori, sapori e disordine: sicuramente per gli amanti del genere asiatico la visita di Chinatown può essere una bella esperienza.

Un po’ meglio, ma non troppo, è Little Italy, quartiere in cui vi sono una moltitudine di ristoranti italiani, che di italiano hanno praticamente solo il nome. Abbiamo pranzato in uno di questi ristoranti e poi abbiamo deciso di fare rientro in albergo per una pausa.

L’esperto di inglese ha quindi letto il libro dell’albergo che descrive le attrazioni turistiche e i quartieri cittadini, e abbiamo così deciso che nei prossimi giorni ci lasceremo tentare da SoHo (che non sta, come solitamente si usa, per “Small Office / Home Office”, bensì per “South of Houston Street”).

L’orario di chiusura dei negozi era ancora lontano, quindi abbiamo deciso di spostarci dapprima in un’altra moschea dell’elettronica, e successivamente abbiamo deciso di dare il nostro contributo per la sponsorizzazione dei fuochi d’artificio di ieri: abbiamo infatti fatto acquisti di vestiti presso i grandi magazzini Macy’s.

La giornata è quindi terminata con cena e tour nel quartiere Chelsea, quartiere che sconsigliamo a gente con i gusti sessuali diversi dai nostri: è probabilmente inutile star qui a spiegarvi di cosa si tratta…

—-

Quella odierna è stata una giornata prettamente culturale. Dopo una sana colazione americana siamo andati a visitare il Metropolitan Museum of Art, il museo forse più grande che abbiamo mai visto, che, per essere visto nella maniera più proficua, dev’essere basato su una scelta ponderata delle sezioni che si vogliono osservare. Infatti, alcune “puttanate” (come dice il critico d’arte Manuel) possono essere tranquillamente tralasciate.

Nel tardo pomeriggio ci siamo invece recati nuovamente al Columbus Circle, nell’edificio Time Warner, per visitare gli studi della CNN. La visita è stata parecchio istruttiva ed interessante.

La serata è stata invece contraddistinta dalla superba visione del musical “The Lion King”, uno spettacolo emozionante, con brani e coreografie decisamente di alto livello, coronato da una standing ovation corale del pubblico in sala.

La nostra idea era poi quella di terminare in bellezza la giornata assaporando un cocktail al bar dell’albergo. Purtroppo, abbiamo dimenticato di specificare che nella Margarita volevamo la fragola, ed il risultato è stato alquanto deludente: probabilmente la nostra bevanda sta ora intasando le fognature di New York, a meno che non sia finita negli stomaci dei baristi.

Ed ora ci abbandoniamo all’ascolto di alcuni dei brani più suggestivi del musical appena visto.

—-

Gli attacchi terroristici che hanno sconvolto Londra questa mattina hanno avuto le loro ripercussioni anche sulla quotidianità New Yorkese: nelle stazioni della metropolitana e sui treni si sono visti molti più poliziotti, con mitragliatrici e cani anti-bomba, al seguito. Anche in superficie la situazione era diversa dagli altri giorni: spesso si potevano notare decine di macchine della polizia una in fila all’altra, come pure troupes televisive che intervistavano i cittadini sulle loro paure, sulle loro emozioni momentanee.

Nonostante questo abbiamo continuato la nostra vacanza senza intoppi. Abbiamo iniziato con il visitare il Museum of Modern Art, un museo, secondo noi, più piacevole del Metropolitan: abbiamo avuto modo di gustarci oggetti di design storico e contemporaneo, sculture del nostro artista Giacometti, come pure alcune belle opere di Monet, Picasso, Van Gogh, ecc.

Dopo un buon pranzo presso il ristorante “Mangia” abbiamo avuto modo di addentrarci nel quartiere a est di Central Park, dove, oltre all’albergo che ospiterà nei prossimi giorni Ale e Francesca, pullula di boutiques, ristoranti, garages, ecc. di alto livello. Non abbiamo potuto fare a meno di spendere un po’ dei nostri soldi in questo quartiere.

Non contenti al 100% di aver “scialacquato” i nostri conti postali, ci siamo nuovamente diretti verso B&H Photo Video, per soddisfare le improvvise voglie di Manuel in relazione alla fotografia.

Dopo una breve pausa in albergo e una cena in un ristorante italiano non particolarmente degno di nota, abbiamo approfittato del ritardo accumulato dalla tempesta tropicale “Cindy” per non perdere l’occasione di farci un giretto sul sightseeing tour cittadino Gray Line Night Loop, le cui foto sono visibili nella gallery: la città che non dorme mai, in versione notturna è ancora più suggestiva che alle luci del giorno.

Dopo aver percorso le vie di Manhattan e di Brooklyn, ed essere scesi dal nostro mezzo di trasporto un pochettino “frescolino”, ci siamo trattenuti in quel di Times Square per regalarci e regalarvi alcune immagini della piazza più fotografata del mondo…

—-

Come prima cosa avevamo ancora in sospeso un acquisto di Manuel. Infatti, al negozio B&H Photo Video un accessorio non era disponibile, e siamo stati pregati di andare a prenderlo il giorno successivo (oggi) nel loro magazzino di Brooklyn. Nel frattempo la tempesta tropicale “Cindy” era arrivata, e dire che stava diluviando era un eufemismo. Ci siamo quindi recati a Brooklyn col metro, dove avevamo intenzione di prendere un taxi per andare fino a questo magazzino. Purtroppo tutti i taxi che abbiamo trovato ci hanno dato “picche” dicendo che non conoscevano la zona (ma allora chi la conosce??). Per riassumere brevemente un’interminabile mezz’ora sotto la pioggia che scendeva a secchiellate, siamo arrivati, a piedi, fradici da capo a piedi al magazzino B&H, dove ci è stato consegnato il tanto atteso accessorio. Per fortuna il ricezionista è stato così gentile da chiamarci un taxi che conosceva la zona per tornare in albergo, dove i nostri vestiti e le scarpe stanno ancora asciugando adesso (8 ore dopo).

Dopo esserci cambiati i vestiti da capo a piedi e aver ripreso una temperatura corporea decente, siamo andati al Rockefeller Center, giusto per restare un po’ all’asciutto. L’idea che ci eravamo fatti del centro era probabilmente alquanto ottimista: infatti la visita ai negozi è durata quanto uno spuntino presso uno dei ristoranti del centro.

Era ormai giunta l’ora di provvedere al secondo acquisto in sospeso presso “Danielle B. Jewelry”. Una volta essere diventati proprietari dei nuovi gingilli, ci siamo spostati alla Manhattan Mall, un centro adatto per passare qualche minuto durante le giornate piovose, ma che, forse, non ha nulla da offrire dal punto di vista dei prodotti da acquistare.

Il pomeriggio è poi terminato in albergo con una seduta fotografica della stanza e un qualche minuto di riposo.

Per concludere positivamente questa giornata iniziata storta, abbiamo deciso di regalarci una cena presso Nick & Stef’s: uno Steakhouse elegante e raffinato, dove con $70 a testa ci si delizia il palato dalla carne ai dessert, dal vino al caffé (anche se resta un caffé americano). Chiunque volesse passare una serata piacevole e saziante presso questo ristorante sarà ampiamente soddisfatto.

Come ciliegina sulla torta dopo cena… ha smesso di piovere.

—-

Il sole questa mattina era di nuovo dei nostri, come pure alcune linee di febbre del Manuel. Dopo una sostanziosa colazione in uno dei tanti “Café Europa” della città ci siamo recati al Guggenheim Museum: si tratta di un museo con una particolare ma efficace architettura, che permette al visitatore di visitare le esposizioni con un ordine prestabilito, senza dover mai cercare il percorso giusto. A livello espositivo abbiamo trovato una serie di fotografie senz’altro molto ben riuscite.

Nel primo pomeriggio siamo rientrati all’albergo per ritirare la macchina fotografica ed avventurarci alla ricerca di alcune attrazioni scoperte durante il “Night Loop” di qualche sera fa. Abbiamo così fotografato il palazzo con il “murales” della DKNY (noto marchio d’abbigliamento) e i due diversi “memorial wall” dedicati alle vittime dell’11 settembre: uno comprendente fotografie delle persone scomparse, l’altro caratterizzato da migliaia di piastrelle dipinte da gente comune.

Tra un’attrazione e l’altra ci siamo pure imbattuti dapprima in una zelante agente dell’FBI che ci ha gentilmente vietato di immortalare un edificio federale a “One Federal Plaza”, poi in un meno gentile temporale.

Al rientro in albergo abbiamo fatto un’ennesima pausa prima di recarci da Ruth’s Chris Steak House, un altro ottimo ristorante da $70 a testa: l’ambiente, un po’ buio, e i coltelli non erano all’altezza del ristorante di ieri, mentre la carne era decisamente sublime.

Per terminare vogliamo darvi un ultimo piccolo consiglio: evitate di passeggare in città con le scarpe infradito. Nonostante possano essere comode, la pianta dei vostri piedi rischia di assumere uno strano velo nerastro.

Domani sarà ormai il nostro ultimo giorno: probabilmente ci recheremo in qualche parco capace di darci un po’ di frescura alle alte temperature previste, poi, in tardo pomeriggio, ci recheremo all’aeroporto per imbarcarci sull’aereo che ci riporterà in Svizzera.

Con la speranza di essere stati esaustivi e utili qualora vogliate intraprendere un viaggio nella Grande Mela, vi rimandiamo ad eventuali commenti a freddo una volta di nuovo tra le nostre 4 mura. Se nel frattempo volete darci un feedback, non ci offenderemo di sicuro :-).