Sbroia? Sbroia!

Eccoci in quel di Vezia da poco più di una settimana…

La ditta di traslochi che ci è stata consigliata da più fonti ha lavorato in maniera impeccabile e, nonostante il caldo torrido della settimana in cui ci siamo spostati, ci siamo rimboccati le maniche ed in pochi giorni abbiamo svuotato tutte le casse di oggetti ed oggettini vari e ci siamo installati nel nostro nuovo nido. Mancano ancora alcuni dettagli: tende, quadri e qualche lampada, ma vi promettiamo di pubblicare qualche immagine dell’appartamento nei prossimi giorni.
Oggi colgo l’occasione per trascrivere un articolo letto su un quotidiano sopracenerino: il testo parla degli “sbroia”, cercando di dare qualche spiegazione sul termine che viene dato ai Luganesi.
Visto che in questi giorni mi è stata rivolta in qualche occasione questa parola, l’articolo “cade a fagiolo” per… farsi qualche risata.
Buona lettura 🙂
Lo ‘sbroia’ che ha fatto grande Lugano (di Paolo Bobbià)


Cittadino fino al midollo, griffato se le finanze lo permettono (se no c’è sempre il tarocco), imbellettato o comunque dall’aspetto curato e alla moda, spesso lavora in un ufficio della city , una banca o un’assicurazione, ma questo non è indispensabile. Imprescindibile è forse invece una simpatia per l’Hockey o il Football club della Città.
Ecco un plausibile identikit dello sbroia , un epiteto né gradevole né particolarmente gradito, che nel tempo ha acquistato il valore di snob, con la puzza sotto il naso. Una sorta di baüscia milanese, in salsa luganese.
Questo lo sbroia di oggi. Ma tanto alti di naso non erano gli originali, ovvero coloro i quali, appena tornati dal Ceresio carichi di pescato, pulivano il pesce prima di metterlo in vendita. Sbroia deriverebbe infatti da sbroia botass osbroia botasc che è appunto chi svuotava le pance dei pesci dagli intestini. Un lavoro che chiaramente poco ha a che vedere con l’essere snob, e soprattutto assolutamente impraticabile con la puzza sotto il naso.
Questa non è l’unica ipotesi sull’origine del termine, ma per noi la più curiosa, soprattutto alla luce di come i cittadini luganesi sono oggi visti dagli altri ticinesi, più a nord come più a sud.
I tempi sono appunto cambiati e sbroia è divenuto oggi il luganese secondo lo stereotipo e per estensione pure chi, fuor di provincialismo, concede parecchio spazio alla forma e forse meno al contenuto. Non sarà un carattere peculiare del Gigi di Viganello , per intenderci, ma di uno che del meno pocia e püsee susctanza non ha di certo fatto la sua filosofia di vita.
Tornando a pensare a ciò che succedeva su quello stesso lungolago oggi punteggiato da turisti e mojito, realizziamo sempre più con fatica che laddove ora campeggiano i menù dei ristoranti fini o le insegne delle boutique trendy, stavano appese sgocciolanti le reti da pesca e ai piedi delle colonne che incorniciano i palazzi di banche e fiduciarie stavano accatastate le cassette del pescato. Quelle nasse che oggi vengono ricordate solo dal nome della via più chic della città: via Nassa, appunto. Là dove venivano appoggiati i contenitori di legno umidi e puzzolenti di pescato, oggi vengono posate le pelli più ricercate di borse e valigette griffate. O al massimo deretani avvolti da jeans all’ultimo grido.
Segni dei tempi, segni della ricchezza che il lago ha donato a questa terra, prima con la pesca, poi col turismo, fino a farla diventare la prima e forse l’unica città a sud delle Alpi.
Una città che però non ha dimenticato chi la fortuna di essere sbroia (nel vero senso del termine) non l’ha avuta. Nel 2010 lo ha fatto versando oltre 28 milioni quale contributo di livellamento a vantaggio dei comuni meno abbienti.
Un aiuto fondamentale per una più equa ripartizione delle risorse sul territorio ticinese, anche se a volte si ha l’impressione che questo aiuto addormenti la progettualità e l’imprenditorialità di altre terre, magari più a nord, sicuramente non meno ricche di possibilità.
Essere sbroia sembra ora forse un epiteto meno offensivo, almeno per chi la puzza sotto il naso è un profumo di lago.


Il countdown inizia

A poco a poco la data del trasloco in quel di Vezia si avvicina sempre più. In attesa di vedere montati i primi mobili, abbiamo ricevuto le chiavi (ancora provvisorie) del nostro futuro nido.

A parte qualche dettaglio ancora mancante, l’appartamento è finito, pronto ad accoglierci: abbiamo quindi scattato qualche fotografia per mostrarvelo ancora vuoto ed immacolato.
Ed ora, misure e metro alla mano, vediamo di iniziare a sbizzarrirci con la fase di composizione dei vari locali, con la scelta dei mobili da tenere e quelli da sostituire, con le cassette da trasoloco o i sacchi dei rifiuti da riempire, con la selezione dei possibili acquisti e quelli che, invece, resteranno i sogni nel cassetto. 3, 2, 1, via… con l’adrenalina!!!!!

Pomeriggio di giardinaggio

La Yucca in sala, negli ultimi giorni, iniziava a darci qualche grattacapo…

Dopo una breve consulenza con un’addetta del mestiere, abbiamo valutato diverse opzioni ed infine ci siamo cimentati per mettere in pratica la variante più confacente allo spazio a disposizione.

Per un’eventuale potatura attendiamo ancora un po’…

Ikea: l’odissea

Poco dopo il termine dell’anno scolastico, come ogni mese di giugno, Milijan ha iniziato a riordinare i suoi materiali di scuola e, come spesso è accaduto negli ultimi anni, la voglia di cambiare i mobili della libreria si è fatta sempre maggiore.
Dopo qualche tentennamento, qualche ricerca di mobilio qua e là nella rete, ecco che la scelta è caduta su un mobile Bėsta, una delle varie linee Ikea: perché non sostituire un Billy Ikea con un altro mobile della casa Svedese? “Si sa, la qualità non è certamente delle migliori, ma con pochi soldi ti portano e ti montano un mobile che potrà comunque adempiere ai suoi compiti“, abbiamo pensato… Nulla di più sbagliato!!!

Ecco che qualche settimana dopo ci siamo recati in quel di Grancia ed in pochi minuti il mobile era acquistato (grazie al fatto che avevamo fatto una preconfigurazione su internet) così come i vari ordini di trasporto e montaggio era stati inviati nel sistema.

Il 12 luglio era la giornata del “cambio”… Il nostro compito era quello di svuotare e smontare la Billy (o meglio, le Billy), sistemare i pezzi smontati nel corridoio di casa ed attendere l’arrivo degli operai della Planzer che avrebbero portato e montato il mobile nuovo e portato via la ormai in disuso Billy. Nulla di più facile!

Peccato che quel lunedì l’arrivo degli operai è avvenuto alle 18:15 ed i gentili signori hanno solo depositato il mobile nuovo e se ne sono andati, perché “sul nostro piano di lavoro non c’è scritto né di montare, né di portare via il mobile vecchio!”
In poche parole siamo rimasti fino al 20 di luglio con la casa ridotta ad un deposito di libri, cd, dvd, e classeur, un locale senza librerie e tanta collera e delusione.

Lo stato d’animo non è proprio migliorato in quel caldo martedì, visto che chi ha montato il mobile ha notato che mancavano alcuni pezzi e non ha potuto montare tre delle quattro ante della libreria, che, per lo meno, abbiamo potuto riempire, dando nuovamente un’apparenza decente al nostro corridoio.

Dopo esserci sentiti dire dalla ditta Planzer che per loro il “caso era chiuso”, abbiamo trovato una disponibile centralinista dell’Ikea che ha provveduto a riaprire l’ordine e a preparare il materiale mancante per un ulteriore completamento del montaggio del mobile; montaggio che ha avuto luogo 22 giorni dopo il primo tentativo (!!!)
Finalmente, dopo tre settimane, siamo riusciti quindi ad essere in possesso del mobile completo e ci siamo convinti, come ci ha detto una saggia voce d’oltre oceano, che d’ora in poi, acquisteremo solo mobili “da adulti“, eheh.

Che odissea…

Le feste sono in arrivo…

Come ogni anno, si avvicinano le festività natalizie. E come ogni anno, dobbiamo pur dare il nostro contributo per rendere il nostro appartamento almeno un po’ festivo, nonostante non siamo la classica “famiglia da albero di Natale” nel senso tradizionale.

Quest’anno la scelta è caduta su un calendario dell’avvento sotto forma di candeline. Eccolo:

E con questo non ci resta che augurarvi un buon inizio di dicembre, con vari cenoni, regali e magari anche un po’ di neve!

Aria di cambiamento in sala

Visto che per non annoiarsi si devono rendere dinamici gli ambienti in cui si vive, abbiamo pensato di dare una rinfrescata a una delle nostre pareti. Il nuovo quadro è arrivato proprio al momento giusto: il giorno successivo di una deprimente ricerca di un nuovo divano che non è stato trovato.

Quindi, un passo per volta, iniziamo a goderci le nuove… fasi dell’amore (che è il titolo del quadro).

Casa in vendita ed altra “in ricerca”…

Ho letto poco fa questo articolo sul Corriere della Sera…
Vendesi villa con vista sulla residenza di Obama.
Non a Washington, non con vista sulla Casa Bianca. Ma a Chicago, la città del presidente, con vista sulla casa che ha conservato. Anzi, con molto più che la vista. La villa in vendita fiancheggia la residenza Obama e ne condivide la recinzione del giardino. Dalle sue finestre, a una decina di metri di distanza, si vede tutto ciò che avviene dentro la residenza presidenziale. Inclusi gli agenti del servizio segreto che la presidiano.
E’ il motivo per cui alla strada, Greenwood avenue ad Hyde Park, l’esclusivo quartiere dove crebbe anche Hillary Clinton, può accedere soltanto chi vi abita. A mettere la villa in vendita al numero 5040 il week end passato sono stati i proprietari Bill e Jacky Grimshaw, due professori universitari settantenni in procinto di andare in pensione, amici degli Obama. La comprarono nel 1973 per 35 mila dollari, ma oggi, per la vicinanza col presidente, vale probabilmente alcuni milioni. La villa, che data allo inizio del Novecento, come tutte nella strada, ha 17 camere, una scuderia convertita in garage, un vasto giardino. Obama la conosce bene: la utilizzò per un’intervista alla tv – “non voleva sporcare la sua casa” scherzano i due docenti – e vi mandò le figlie Shasha e Malia a giocare con il cane degli Grimshaw. In tre giorni, il sito internet dell’agenzia immobiliare della villa con vista sulla Residenza Obama, la Coldwell Banker, ha registrato oltre 7 mila visitatori.
I ricchi sono disposti a pagare qualsiasi cifra per averla, cinque, dieci volte tanto il milione e 650mila dollari che il presidente spese nel 2005 per acquistare la sua casa. Ma l’agenzia immobiliare è estremamente selettiva, e comunque i potenziali acquirenti devo passare al vaglio del servizio segreto. La strada è la più sicura d’America, ha sottolineato il New York Times, visiteranno la villa solo gli acquirenti più accreditati e al di sopra di ogni sospetto. La corsa ad accaparrarsi la villa tiene l’America con il fiato sospeso: chi sarà il fortunato, non la comprerà per caso uno sceicco arabo o un oligarca russo? Bill e Jacky Grimshaw sono democratici come Obama e sperano che la loro abitazione non finisca in mano a un repubblicano, e in ogni caso non intendono venderla senza il consenso del presidente. Ammettono che va ristrutturata o almeno ammodernata, ma osservano che anche la residenza Obama ha bisogno di miglioramenti: dal loro ultimo piano, vedono molte tegole sconnesse sul tetto dell’insigne vicino. E assicurano: «A costo di perderci qualcosa, sceglieremo un patriota e un buon padre di famiglia».

Il fatto che al pianterreno del nostro palazzo ci sia una pizzeria che si ispira ad Alberto Castagna (e che lascia in giro odori molesti), fa sì che il valore dell’immobile aumenti di valore?
Il fatto che nell’appartamento sotto al nostro, il volume della tv dell’inquilina sia decisamente sopra alla media, fa sì che possiamo evitare di pagare la Billag e possiamo pure rescindere il contratto con il nostro operatore di televisione (ok, va bene, l’operatore in questione è comunque in “casa”)?
Beh, se qualcuno ci trova qualche affare immobiliare ce lo faccia sapere: non è necessario che sia nelle vicinanze della casa della nostra signora Sindaco, anche in qualche comune della cintura urbana può andar bene 🙂