Grovigli

Mai e poi mai avrei pensato che far costruire un pom-pom fosse
un'impresa così grande, oserei quasi dire titanica.
Il materiale c'era tutto, ma già nel ritaglio dei cerchi di partenza
si sono visti i primi disastri, disastri che assumevano una forma al
limite del… quadrato.
Il peggio è arrivato quando gli alunni dovevano arrotolare il filo
attorno alla "ciambella" che si usa per questo genere di lavoro:
gomitoli che cadevano, che si attorcigliavano misteriosamente attorno
alle sedie, fili di bambini diversi che si arrotolavano insieme, fili
che non entravano nelle ciambelle ma che si annodavano tra loro…
Insomma…, un incubo e settimana prossima arriverà la seconda parte.
Migliorerà l'aspetto di certi "obrobri"?
Affaire à suivre…

Omaggio alla “Svizzera dell’anno”

Oggi, durante una normale attività di studio dell'ambiente, una coppia
di allievi ha prodotto un ritratto quasi perfetto della Consigliera
Federale e "Svizzera dell'anno 2008", Eveline Widmer-Schlumpf.
È vero che la forma del viso era stato già preventivamente disegnato
(non da me), ma i dettagli aggiunti e colorati dai bambini sono
davvero eloquenti: occhi, mento e capelli parlano da soli, eheh…

Davvero degli artisti questi bambini (anche se non in tutto, è
necessario puntualizzare)

Momenti di grande televisione

Di tanto in tanto alla sera ci capita di guardare qualche trasmissione di intrattenimento della nostra Televisione Svizzera di lingua Italiana (TSI, e con questo nome lungo anche i retici sono felici). Questa sera siamo capitati sugli ultimi secondi di “Attenti a quei due” e abbiamo pensato di condividere questo grande momento di televisione con voi.

È certamente lecito non interessarsi di politica e di attualità, ma questo sembra davvero troppo 🙂 (senza nulla togliere ai due concorrenti, che tra l’altro non conosciamo).

Candida ripresa

Ecco chi ho incontrato nel cortile della scuola quando ho permesso ai
miei allievi una ricreazione anticipata…
Per non turbare gli animi buoni e sensibili di chi legge evito di
descrivere cosa si poteva vedere pochi minuti dopo.

Più tardi, nonostante la triste fine del pupazzo che attanagliava i
miei sentimenti, mi sono lasciato trasportare dalla bellezza del
panorama durante la discesa dal Ceneri: la pianura dormiva sotto una
soffice coperta che rendeva tutto calmo ed immobile, i rami degli
alberi erano avvolti da un candido mantello e in lontananza il blu del
cielo cercava di riportare un po' di colore in questo bianco e grigio
paesaggio invernale.
Non c'è che dire, davvero suggestivo 😉

Finzione che diventerà realtà?


Il film tutti l’hanno visto; noi l’ultima volta, tra un Ligretto e l’altro, qualche giorno fa…
Cosa mi tocca leggere oggi sul sito del Corriere della Sera? Guardate qui cosa scrive la giornalista Claudia Voltattorni. Semplicemente scioccante…

La Wintour e la rivale. Come nel film
La direttrice di Vogue America sostituita dalla collega francese? Il New York Times apre il caso

Sembra un déjavu. Stessa storia, stessi protagonisti, stesso epilogo. Forse. La vita reale che va dietro al cinema. La perfida signora in caschettone e occhialoni scuri. La fresca ridente francese. Anna contro Carine. Un’Eva contro Eva a colori e con i tacchi altissimi. Ne sopravvivrà una sola, quella che riuscirà a tenersi più pubblicità (in un momento di dura recessione economica). Sullo schermo vinceva la tradizione, la matura americana si teneva la sua remuneratissima poltrona su Times Square.

Era il 2006 e Meryl Streep era Miranda Priestly, potentissima direttora di Runway, bibbia della moda mondiale, nel film Il diavolo veste Prada, dall’omonimo libro di Lauren Weisberger, ex assistente della vera Miranda. Cattivissima nel film, cattivissima nel libro. E pure nella realtà, dove Miranda si chiama Anna Wintour e da vent’anni è il numero uno di Vogue America, cioè la donna più potente del fashion business, detta Nuclear Wintour (ma lei ha fatto sapere di non amare il nomignolo che quindi subito è scomparso dai giornali), o regina di ghiaccio. Londinese, quasi sessantenne, figlia d’arte (padre direttore di quotidiani), la Wintour decide ciò che è moda e cosa ormai è out, stabilisce chi sarà il designer del futuro e chi ormai è storia (di Armani disse: «èra passata»), il suo comportamento ad una sfilata (quando decide di presenziare) ne decreta (o meno) il successo, non si concede quasi mai, ai party resta sì e no una mezz’ora e va a letto sempre entro le 10 e mezzo.

Tutti hanno paura di lei, ognuno fa a gara per assecondare le sue esigenze, nessuno la contraddice. Nuclear Wintour è potere allo stato puro. Proprio come Miranda Priestly-Meryl Streep. Fino ad ora. Perché da qualche mese il vento sembra essere cambiato, anche per Anna Wintour. Gira il nome di Carine Roitfeld, francese classe ’54, direttora di Vogue Francia e possibile nuovo numero uno di Vogue America. Come nel film. Dove la francese Jacqueline Follet è candidata al posto di Miranda. E pure lei dirige l’edizione francese di Runway. Capelli sulle spalle, meno autoritaria, sempre sorridente, disponibile con il prossimo: Carine Roitfeld potrebbe essere la nuova faccia di una «bibbia» che comincia a far sentire i suoi anni. Tra i lettori, che inviano lettere di critica per dire «basta con i soliti famosi, a chi importa cosa fanno e come vestono Paris Hilton, Gwyneth Paltrow e Nicole Kidman?». Ma anche, e soprattutto, tra chi fino a poco fa mai avrebbe osato criticare la direttora, cioè gli addetti ai lavori.

Il New York Times due giorni fa ha definito Vogue «stantio e prevedibile». Applausi alla Wintour, «l’ultimo vero direttore di moda, capace negli ultimi vent’anni di aggiornare Vogue e riflettere i cambiamenti nel mondo e nella vita delle donne», lei che «ha scoperto fotografi come Peter Lindbergh e Steven Meisel», lei che «capisce i suoi lettori e parla con incredibile autorità agli inserzionisti». Ma anche per la regina di ghiaccio, il tempo passa. Solo che sembra non se ne renda conto. Secondo il Nyt: «Troppe storie sulla mondanità » e «sulle ville in Toscana». Nessuna attenzione «per le ventenni, escluse le famose». «Imbarazzante » poi il numero di dicembre sulla recessione: «Un giornalista è stato mandato a scoprire lo charme di posti come WalMart e Target (grandi magazzini popolari, ndr) ». E sì che la signora si professa liberal e ha appoggiato l’elezione di Obama. Ancora: « Vogue e tutta l’industria del fashion devono trovare un modo per affrontare la nuova realtà in cui la gente avrà sempre meno soldi». Magari la francese Carina Roitfeld non farà il miracolo, come la sua alter-ego cinematografica Jacqueline non batterà Anna-Miranda, però se perfino l’americano New York Times (che nonostante tutto pende verso Nuclear Wintour) si spinge a dire di lei: «Ha reso eccitante Vogue Francia» e «sa come giocare con le abitudini autoreferenziali della moda», forse la perfida direttora deve cominciare a preoccuparsi.

L’ABC delle “Winterferien”

Audi: la marca automobilistica più ammirata per le strade di Davos: mai viste così tante RS4 o RS6 in una sola volta. Grande piacere per i nostri occhi…

Buffalo Grill: uno dei ristoranti dove è vietato non andare. Luogo dell’ultima cena delle vacanze, in compagnia dei genitori di Manuel; siamo stati deliziati dagli immancabili filetti di manzo e dall’epico pane all’aglio.

Coira: cittadina sfortunata (a causa della montagna che oscura il sole) dove ci siamo recati prima di rincasare in Ticino… Tanto freddo e poche emozioni, a parte la visita fugace al bar dell’inventore di Alien.

Dottoressa: il titolo nobiliare della proprietaria del nostro appartamento. Nonostante l’arredamento un po’ vintage, la signora offre un’ottima sistemazione per le vacanze invernali.

Estate: non c’entra nulla, ma adesso, dopo le vacanze invernali, è ora di progettare quelle estive, eheh.

Fra e Ale: coloro che hanno usufruito del divano letto e che ci hanno tenuto compagnia per tre splendide giornate, delle quali serberemo piacevoli ricordi.

Ghiaccio: elemento sul quale tanti pattinano (per sport), ma quasi tutti scivolano (per strada).

HalfPipe: quello presente al Bolgen, che non è solo il paradiso per gli snowboarder, ma anche per coloro che vogliono prendere un po’ di sole.

Inspirare aria pulita in tutti i locali pubblici: anche i Grigioni si sono dotati di una legge che vieta il fumo in bar e ristoranti (deroghe a parte). Un’ottima scelta per una miglior qualità (e, anche se sembra strano, il Ticino può essere fiero di essere stato l’apripista).

Jeans, cintura, magliette,…, in una parola shopping, una delle attività pressoché quotidiane durante questa settimana. Fortunatamente non abbiamo dato seguito a tutti i desideri di vestiario o di orologeria, sarebbe stato terribile per le nostre economie.

Klatsch: il mitico paradiso della colazione. Non è possibile descrivere ciò che si vive sostando in quel locale, solo provandolo si può capire.

Ligretto: il compagno di gioco di qualche divertente e punzecchiante serata. Interessanti alcune varianti inventate, anche se il tasso alcolemico potrebbe risentire a lungo andare (soprattutto per i perdenti, eheh).

Marco e Mattia: altri graditi ospiti, che si sono scambiati la permanenza nella nostra residenza e con i quali abbiamo passato dei simpatici e apprezzati momenti.

Nuoto: lo sport più “praticato” durante queste vacanze. Avere a disposizione una piscina nel palazzo è senza dubbio un privilegio del quale non si può non approfittare, soprattutto quando è necessario rilassare i muscoli a seguito di altri sforzi invernali, quali slittate, pattinate o semplici abbronzature.

Occhiali da sole: indossati praticamente tutti i giorni, visto il quasi perenne soleggiamento nella località grigionese. L’unica spolverata di neve si è avuta durante la notte di San Silvestro, altrimenti siamo sempre stati baciati dal sole. Nonostante la meteo perfetta, l’abbronzatura non è molta, purtroppo.

Padrino: altra tappa obbligatoria in fatto di gastronomia. I gamberoni con spaghetti aglio, olio e peperoncino hanno catturato e deliziato ulteriori palati (o a quello di Milijan, ormai “drogato” da più anni da questa bontà).

Quindici, con un meno davanti: la temperatura che abbiamo visto il primo giorno in auto, ma che ci ha anche salutato l’ultima mattina in quel di Davos. Decisamente il caldo è fatto in un altro modo…

Rabbia: la sensazione provata (ok, forse esageriamo un po’, ma è perché non sappiamo cosa scrivere a questa lettera dell’alfabeto) in talune situazioni causate dalla folla di gente: bus stracolmi, assenza sistematica di posteggi in autosilo, sovraffollamento nei locali pubblici preferiti,… Chissà se non ci fosse stata la crisi, che casino ci sarebbe stato?!?!?

Slitta: mezzo di trasporto usato in due occasioni per scendere dalla Schatzalp e che ha visto sempre perdente il pilota Milijan 🙁

Turm: una delle specialità di colazione/brunch (sottoforma di “torre” di piatti e cestelli) del caffé Cioccolino. Al primo dell’anno ci siamo rimpinzati di gipflel, panini, marmellate, miele, uova, birchermüsli, speck, formaggio e prosciutto (non dovremmo aver dimenticato nulla).

Uhren und Schmuck: ce ne siamo fatti una cultura, vista la grande densità di gioiellerie con interessanti oggetti in vetrina.

Vetro: una delle materie delle quali abbiamo favorito un riciclaggio in vasta scala… Parecchie le bottiglie di vino depositate nel relativo contenitore della raccolta differenziata dei rifiuti

Wireless: ulteriore plusvalore offerto dall’appartamento che ci ha ospitati.

Xenia: ospite d’onore al veglione di capodanno al Kongresszentrum cittadino… Anche senza V.I.P. i nostri festeggiamenti casalinghi sono comunque stati i migliori.

Yuppie: la sensazione di rilassamento ed appagamento che ci ha dato questa splendida settimana di vacanza in compagnia.

ZZZZZZ: le ronfate sono state apprezzabili, anche se i cuscini erano decisamente scomodi… Nonostante ciò riteniamo che le batterie siano state ricaricate (per quanto?).

C’è dell’altro? Se dovesse essere il caso, non si esiti a scriverlo nei commenti…

Vacanze quasi finite e alberi che volano

Manca poco, e anche queste bellissime vacanze stanno per volgere al termine. Approfittiamo per ringraziare (in ordine alfabetico) Ale, Fra, Marco e Mattia per la simpatica compagnia.

Ma che succede? Tranquillamente seduti in salotto, ad un certo punto il sole viene oscurato da un oggetto che cade. Cos’è?! Proprio così, un albero di Natale:

Prima abbiamo pensato ad un “incidente”, ma poi la custode ci ha spiegato che è usanza locale gettare gli alberi di Natale dalla finestra per evitare di sporcare l’ascensore, proprio come succede nella pubblicità della Mobiliare:

Almeno qui non ci sono stati danni! 🙂