La PCi oltre le barriere

Al termine di un’impegnativa settimana di Protezione Civile, è stato un piacere questa mattina leggere un articolo di giornale che ben ha narrato quanto di brillante ed entusiasmante è stato svolto da una delle sezioni della compagnia assistenza che da qualche tempo ho il piacere di co-condurre.
Non spendo ulteriori parole sull’esperienza vissuta e che ho contribuito ad organizzare e gestire: il giornalista ha senza dubbio riassunto in modo esaustivo il concetto elaborato e che ha certamente arricchito tutti coloro che ne sono stati coinvolti.


La PCi oltre le barriere
di David Leoni

Un censimento delle barriere architettoniche presenti negli edifici e nelle aree pubbliche della regione. In altre parole nell’ambiente costruito. Lo ha ultimato, proprio in queste ore, la Compagnia Assistenza della Protezione civile di Locarno e Vallemaggia, agli ordini del capitano Milijan Sinicco. Il progetto, che non è nuovo, ha quale scopo quello di migliorare la fruibilità di spazi e attrezzature (edifici amministrativi, aree di svago ma anche ristoranti, banche, negozi) ai disabili attraverso la raccolta di segnalazioni destinate alle pubbliche Amministrazioni. Le informazioni accumulate costituiscono una banca dati che servirà alle Amministrazioni per programmare le priorità degli interventi destinati al superamento di ostacoli che si possono incontrare ovunque (parcheggi inadeguati, porte strette, scale, corridoi, assenza di scorrimani, di segnaletica, uso di materiali sdrucciolevoli, porte in vetro non evidenziate, spigoli vivi e via dicendo). Con la speranza, ovviamente, che alle parole seguano i fatti concreti e che intralci e ostacoli vengano, in breve tempo, cancellati attraverso soluzioni progettuali migliori o alternative. Le barriere architettoniche, infatti, rappresentano ancora un grave problema che affligge molte comunità e rende assai scomodo il vivere comune per molte persone che soffrono di specifici handicap. «Tutta l’operazione ha preso avvio nel 2007 – spiega il capitano Sinicco –. Un primo censimento eseguito nella regione in quell’anno ha raccolto ampi consensi tra le Amministrazioni pubbliche. Così, approfittando anche del fatto che dal 1° febbraio 2012, secondo la Legge edilizia, tutti gli edifici e impianti destinati al pubblico devono essere accessibili ai disabili, abbiamo deciso di riproporre l’inventario». Un discorso, questo, osserva Lorenzo Manfredi, maggiore della Protezione civile nonché supervisore dell’operazione, «che non si limita alle sole persone costrette sulla sedia a rotelle, ma che abbraccia anche la mobilità di anziani e mamme con passeggini e carrozzelle». L’esercizio è dunque stato riproposto in 15 comuni, in buona parte non ancora interessati dalla precedente catalogazione (Valle Maggia, Terre di Pedemonte e alcune località della Verzasca). In pratica, i maggiori centri della regione sono stati “visitati” dai militi, istruiti prima della missione da un architetto della Ftia e da un portatore di handicap che ha raccontato la propria esperienza. A tale scopo, sono state fornite loro delle schede ufficiali da compilare calandosi nel ruolo della persona con difficoltà motorie. Osservazioni e fotografie a testimonianza di ciò che è stato riscontrato saranno ora inviate ai singoli Comuni (con copia alla Ftia). L’inventario, come detto, ha tenuto conto anche di spazi quali negozi, farmacie, commerci, sedi scolastiche, marciapiedi e mezzi di trasporto. Ovunque, il personale della PCi ha trovato persone disposte a collaborare e gentili (un plauso particolare va agli autisti dei mezzi di trasporto pubblici della regione, sempre pronti a dare una mano).
Un passo importante verso l’eliminazione di quelle barriere architettoniche ancora esistenti, dal 2007 ad oggi è stato sicuramente compiuto. Marciapiedi smussati, stabili con accessi migliorati (com’è il caso per Palazzo Marcacci, a Locarno), rampe, appositi posteggi e altro ancora stanno a testimoniare dell’impegno profuso dalle Amministrazioni. Ma molta strada resta ancora da fare, perché purtroppo, stando a quanto ci è stato riferito, non tutti gli accorgimenti presi si sono rivelati adeguati al caso. Questa mano tesa verso l’handicap da parte della Protezione civile di Locarno e Vallemaggia, intanto, non può che far onore al Consorzio, da sempre impegnato anche in progetti di promozione sociale a favore della comunità.

“Io, cieco, che posso vedere il vento”

Nella carta stampata, che sempre più spesso raccoglie notizie drammatiche, sanguinose e da far rabbrividire, è piacevole talvolta imbattersi in storie semplici, ricche di emozioni, coraggio e serenità; una carica di ottimismo capace di commuovere e di far “vedere” il calore del sole e le dolci carezze del vento…
Un grazie all’articolista e al protagonista di questa vicenda, protagonista con il quale, tra l’altro, ho avuto modo di comunicare durante un progetto legato alla cecità con una delle mie classi di qualche anno fa.

Io, cieco, che posso vedere il vento
di Cristina Ferrari (LaRegione, 27.02.2013)

Ha il fuoco della vita dentro di sé Marco Lavizzari. Un uomo che ha saputo superare con grande coraggio un ostacolo che il destino gli ha messo davanti 18 anni fa, quando un glaucoma ha portato via i suoi occhi e molti progetti. Un destino però che non è riuscito a fermare i tanti sogni.
Cieco nella vista, ma non nel cuore, Marco Lavizzari, 58 anni, residente nella frazione poschiavina di San Carlo, è spesso nel Luganese. Membro di Unitas è fra i referenti scolastici impegnati a portare fra i giovani studenti un messaggio di speranza e di maggiore comprensione del mondo di chi vive, e subisce, un andicap. Grande sportivo (amante dello sci e delle camminate in alta montagna), lo scorso settembre ha oltrepassato una nuova barriera, decidendo di mettersi al timone di una barca a vela di 14 metri. Con lui l’equipaggio del Cruising Club Svizzero di Pregassona capitanato dallo skipper Giorgio Ricci e dai “marinai” Alessandro Intimi, Beatrice Irigoyen, Elisa Lanzi e Paul Leonard.
« È stato un colpo di fulmine – comincia il suo racconto Marco –. Devo tutto all’amica Elisa che con la sua semplicità mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto salire a bordo. La sera ne ho accennato a mia moglie che mi ha detto: “Se ti fa piacere…”. Ho risposto subito di sì ».
Iniziano i preparativi. Tutto viene definito. Meta la Grecia e le acque cristalline dello Ionio, fra le isole di Paxo, Lefkas, Itaka e Zante. « Un’esperienza che all’inizio, a dire il vero, ho affrontato con una certa “tremarèla” – ammette con sincerità Marco . – La mia prima esperienza in barca a vela… Una data e un ricordo che non dimenticherò facilmente ».
Poi piano piano affiorano tanti flashback. « La barca a vela è bella da vedersi – annota lo stesso Marco – è silenziosa nella sua velocità. Quando mi trovavo seduto sulla prua, sentivo i vari rumori, o per meglio dire, le varie melodie: l’acqua che sbatte sul bordo della barca, le nuvole che sorvolano la nostra barca con il loro leggero fruscio, il vento che riempie la vela con la sua forza e la spinge… ».
E là dove la vista non coglie tutte le sfumature della natura, lui, cieco, raccoglie molti “segreti”: « Col cuore stracolmo di felicità ho assaporato le variazioni del vento e la sua velocità, percepivo la sua forza nell’inclinazione della barca, da come cioè rendeva duro il timone, sentivo che mi accarezzava il viso ed… ero libero. Che sensazioni! ».

La forza della volontà

Ma, vi chiederete: un cieco come fa ad andare in barca a vela? « Semplice – è la risposta del nostro interlocutore – risvegliando e puntando sui quattro sensi. Il leggero batter delle onde mi dava informazioni sulla velocità di navigazione, il silenzio rassicurante delle vele e l’inclinazione della barca, mai esagerata. Senza accorgermene sono entrato a far parte dell’equilibrio di tutti questi elementi grazie a una rilassata concentrazione della mente che percepiva le cose in un modo nuovo. La vela per il cieco è fatta di molte sensazioni date da rumori, fruscii e sbatter di vele. Un senso di libertà impagabile che ho voluto cogliere e condividere con l’equipaggio durante le conversazioni a bordo ».
Per Marco quella goia è ancora presente attraverso le sue parole: « Sentire il vento con la pelle, sapere dove è la terra annusandone il profumo, toccare la barca palmo a palmo e costruirsi così la propria immagine fotografica. Ecco come è possibile per un cieco orientarsi in mare su una barca a vela ».
Per un cieco, infatti, fondamentale è sfruttare tutte le sensazioni che provengono dagli altri sensi: udito-tatto-olfattogusto. I primi due sono sicuramente fondamentali, ma anche l’olfatto e il gusto aiutano il cieco. In mare l’olfatto porta a sentire l’odore di pioggia prima dell’arrivo di un temporale, sconosciuto ai moderni velisti normodotati, in quanto, da tempo, le strumentazioni a bordo hanno tolto loro questo piacere.
Il gusto aiuta a capire se gli spruzzi sul viso sono gocce di pioggia o schizzi delle onde del mare. L’udito comunica le mille informazioni al cieco velista: l’onda che frange sulle fiancate della barca con il suo rumore trasmette la sua altezza e lunghezza e la sua velocità: « Il suono in lontananza di un motore o di una sirena sono le emozioni del mondo marino – aggiunge Marco – il canto allegro di un gabbiano segnala la vicinanza della terra o di un porto. Del resto, i normodotati non vedono il vento in quanto l’aria che lo genera è trasparente e quindi invisibile. Il vento… quanto è importante, è la magia che muove le barche a vela ». La durezza trasmessa dalla pressione dell’acqua sul timone, aiuta il cieco a percepire le varie sensazioni, i suoi sensi non sono più sviluppati, li usa e basta.

Un tuffo nella libertà

Il mare, perché allora non provare a tuffarsi libero in acque profonde senza salvagente o altri limiti? « I miei compagni di avventura mi hanno invitato a fare questa esperienza. Mi sono fidato di tutti, ci ho provato, con il cuore in gola ho spiccato il primo tuffo… che sensazione, troppo bello! Mai avrei pensato di lanciarmi in acqua dal bordo della barca, invece di usare la scaletta… », pensa con emozione a quei momenti Marco.
« Tornato a terra nella mia quotidianità, la mente, spesso all’improvviso, ritorna a quelle immagini. È stata un’esperienza che non scorderò mai. Nella mia memoria sono indimenticabili le voci dei compagni di avventura » non manca di dirci il moderno navigatore.
« È quello che c’è dentro che colora la nostra vita – sono le ultime parole che attestano un carattere eccezionale. – Mai avrei pensato di poter fare un’esperienza simile. Ma purtroppo le cose belle finiscono in fretta e, infatti, sette giorni sono letteralmente volati. Così dopo i saluti, qualche lacrima e le promesse di risentirci, abbiamo dovuto lasciare la nostra barca, dopo che per una settimana è stata la nostra casa. Ho filmato nella mia mente ogni istante, questo mi darà modo di riviverla ogni attimo e fare tesoro di ogni minuto vissuto »

Esercenti: autolesioniamoci…

Il turismo in Ticino è nelle cifre rosse e tanta gente si premura di cercare delle giustificazioni a tale declino: l’Euro debole va per la maggiore, ma forse si dovrebbe cercare di evitare comportamenti incresciosi come quello descritto nell’articolo seguente, estrapolato da un quotidiano di oggi.
Probabilmente, anche se da un giorno all’altro il turismo ticinese dovesse improvvisamente diventare attrattivo (con alberghi dignitosi per tutte le tasche e con le stesse offerte in internet che ogni località turistica offre ai suoi potenziali villeggianti), beh, una pubblicità del genere non aiuterà certamente questo mercato in crisi. Il lavoro più grande va fatto dalle persone che dovrebbero accogliere i visitatori, ma se viene fatto in questo modo…

‘Volete acqua? Quella del Wc ha più gusto’

Un gruppo reduce dalle acrobazie fluviali del canyoning si reca nel ristorante convenzionato con gli organizzatori dell’escursione. Il pasto (maccheronata a volontà per 11 franchi, bibite escluse) è compreso nel prezzo. Qualcuno chiede una caraffa d’acqua del rubinetto “per spegnere i primi ardori di una sete bruciante”, ma la cameriera prima dice che di acqua del rubinetto non ce n’è, poi cambia idea e si presenta con l’agognata brocca. Ma specificando, “in tono scortese e maleducato”, che si tratta di acqua del gabinetto “e che per questo è più gustosa”.

Il fattaccio risale a una domenica di settembre ed è accaduto in un ristorante di una località della Valle Verzasca di cui non faremo il nome. Un fattaccio che, se confermato, in tempi di magra turistica fa pensare. E lascia “sconcertati e allibiti” come sostengono di essersi sentiti i quattro ospiti che erano seduti a uno dei quattro tavoli preparati per le 16 persone della comitiva. Quattro ospiti che, ispirati dalla donna losonese che più di tutti si sente coinvolta, hanno preso carta e penna per raccontare l’accaduto a Ente turistico di Tenero e Valle Verzasca, Gastro Lago Maggiore e al nostro giornale.

La lettera ha toni accesi e riferisce anche di altre insolenze assortite, sempre da parte dell’ineffabile cameriera. Tanto da spingere gli astanti del tavolo in questione a parlare di “maleducazione, assenza di qualsiasi cortesia e gentilezza: ecco il trattamento ricevuto da un gerente di uno di quei locali tipici, tanto cari ai ticinesi come alle guide turistiche!”.

Il bello (o il brutto) è che l’accorato racconto viene confermato parola per parola dalla gerente titolare, che ammette tutto pur non avendo visto niente, trovandosi nella cucina al primo piano. « È tutto vero – dice – purtroppo è successo. Si è trattato di un atteggiamento inqualificabile da parte di una nostra collaboratrice saltuaria, che abbiamo ovviamente sgridato e invitato a cambiare registro ». Aggiunge però che « questa situazione incresciosa è di sicuro il risultato di ritmi di lavoro spesso eccessivi, abbinati a certa clientela molto difficile da trattare. Spiace. Ma spiace anche, e forse addirittura di più, che chi ha scritto la lettera l’ha indirizzata… a tutto il mondo salvo che a noi. Le lamentele vanno fatte sul posto, faccia a faccia, così da potersi confrontare per cercare giustificazioni e soluzioni. Invece tutto passa sotto silenzio e un giorno arriva una lettera di quel tenore ». Fatto sta che la gerenza, sollecitata dall’Ente turistico, ha già inviato tutte le scuse del caso alla prima firmataria della lettera. Con tanto di invito a una cena di cacciagione, annaffiata da buon vino (o acqua, ma del rubinetto).

Fonte: LaRegione Ticino, Davide Martinoni

Salone dell’auto 2012

Dopo una qualche edizione di assenza dalla kermesse, complice anche il “ponte di San Giuseppe”, siamo ritornati sulle rive del lago Lemano per guardare cosa offre il mercato automobilistico attuale.

Siamo partiti alla volta di Ginevra senza idee di cambiare vettura, visto che quella attuale ci soddisfa pienamente, però ammettiamo che un’automobile ha fatto breccia nei nostri cuori (soprattutto in quello di Manuel) e si appresta a diventare la candidata numero uno come in successione alla lunga stirpe delle auto di famiglia, ahahah…
No, non è un’Audi, nonostante nella gallery fotografica vi siano diverse foto della nuova A3: bellina, ma non entusiasmante… Ciò che entusiasma è altro, sempre della Germania, ma non più di Ingolstadt: “tradiremo” i quattro anelli???
Beh, chi lo sa, per intanto godetevi alcune foto

Elezioni Federali: gli “outsider”…

È tempo di elezioni… Devo ammettere che la campagna elettorale non mi entusiasma quanto quella per la votazione in merito all’aggregazione denominata “Grande Locarno”, i cui risultati è meglio non commentarli, se non con un un’unica parola: delusione.

Per quanto riguarda il 23 ottobre, in Ticino a farla da padroni sono, come è normale che sia, i partiti più “tradizionali”… Ci sarà un po’ di battaglia e vedremo quali piccoli-grandi cambiamenti ci saranno. C’è qualche outsider con alcune chanches ed anche alcuni gruppi che probabilmente non avranno possibilità alcuna. Qualche lista “di folklore” per dare quel tocco di originalità in più, ma poco altro.
Sulla stampa ho letto che anche nel resto della Svizzera ci sono nuovi partiti in corsa e vorrei proporvi un simpatico articolo apparso oggi su un quotidiano. Percarità, non tutte le idee sono da buttare, ma buona parte di questi personaggi sono decisamente poco eleggibili.
Buona lettura e buona elezione (yes, quest’anno anche per corrispondenza) a tutti!!!
Federali, l’arrembaggio degli outsider
Berna – Le elezioni federali del 23 ottobre hanno suscitato l’apparizione in svariati cantoni di formazioni marginali e a volte singolari che aspirano tutte a ottenere un seggio in parlamento. E ce ne sono davvero per tutti i gusti. Si va dal buffone autoproclamato, al profeta, alle liste contro la tecnologia o a favore della stessa, da coloro che vogliono una cosa a chi auspica un disegno diametralmente opposto nel medesimo settore. Comunque sia tutte queste liste hanno già superato l’ostacolo rappresentato dal numero di firme necessario per potersi candidare avendo già tutte rispettato questa formalità. Ciò vuol dire che anche le formazioni più bizzarre suscitano un certo, seppur limitato, interesse.
A Zurigo, il ’partito svizzero dei buffoni’ è stato creato dal poeta e libero pensatore Hanspeter Kindler, secondo cui i buffoni « possono almeno vantarsi di annoverare l’onestà » fra le loro qualità. Il partito « che sa di non sapere niente » è nato – spiega il suo fondatore – sulla scia della « farsa politica » suscitata dall’iniziativa Minder contro le retribuzioni abusive.
Sempre a Zurigo, è comparso anche il ’partito anti-Powerpoint’ (Appp) che ha quale obiettivo di frenare il ricorso sistematico a questo software di presentazione. Ancora a Zurigo, la lista ’Subitas’ di Alfredo Stüssi – che subentra al defunto e antifemminista ’partito degli uomini’ – milita per la causa dei papà e a favore della parità fra i sessi.
Preoccupati per il crescente peso dei gruppi religiosi conservatori, i fautori della lista ’Senza confessione’ di Zurigo auspicano la separazione totale fra Stato e religione, sostengono l’assistenza al suicidio e l’adozione da parte delle coppie omosessuali.
A Basilea, la lista ’Stato libero della piccola Basilea’ propone di riunire le regioni di tre paesi: Basilea Città, Basilea Campagna, il Fricktal (due distretti argoviesi ad est di Basilea), la parte settentrionale di Soletta, l’Alsazia (F) e la zona meridionale del Baden-Württemberg (D).
Nel canton Berna, la lista ’Jimy Hofer plus’ reca il nome di un municipale della città, centauro e musicista di bluesrock, che proclama di poter « dire e fare ciò che c’è da dire e da fare, anche a Palazzo federale ».
I candidati della lista ‘Alpenparlament’, dal canto loro, hanno scelto quale emblema le tre vette dell’Oberland bernese (Eiger, Mönch e Jungfrau) che incarnerebbero la trinità cosmica: il cielo, l’uomo e la Terra. Sono favorevoli alle tecnologie rinnovabili, a uno stile di vita sano e al ricorso alle medicine naturali.
A Ginevra, il ‘profeta’ Paul Aymon ha fondato la lista ‘Alleanza blu contro il furto autorizzato delle assicurazioni malattia’, che propone di calcolare le tariffe mediche in base a quelle praticate in Francia.
Il ‘partito integrale svizzero’ – che annovera la sua prima sezione cantonale a Friburgo – preconizza dal canto suo una politica basata sulla maturazione della coscienza, l’educazione olistica e la solidarietà. Creato nel luglio 2009, il partito ’Pirata’, infine, afferma di non essere né di destra né di sinistra, ma « davanti ». La formazione presente in una decina di cantoni vuole rappresentare gli interessi della « generazione digitale », impegnandosi per la protezione dei dati e la sfera privata. ’Les Rauraques’ del canton Berna, da parte loro, si mobilitano per la difesa della gioventù giurassiana.

BUON NATALE!!!!

Ulteriori parole non sono necessarie.
Lasciamo spazio ad alcune fotografie del nostro archivio ed alla voce di tanti bambini festanti.
A tutti… buon Natale!!!!!

Nuovo cantiere in vista (o in toglivista)

Questa mattina, guardando fuori da una delle finestre, abbiamo notato un piccolo cambiamento nel prato poco distante dal palazzo nel quale abitiamo… Gli alberi presenti sul terreno sono stati tutti tagliati.

Qualche anno fa erano apparse delle modine sul prato ed il progetto diceva che erano previste quattro “torri” simili a quelle dove viviamo noi.
Poi, sfogliando il giornale, ci siamo imbattuti in questo articolo.

Locarno cresce ulteriormente di “statura”

In attesa della torre di 70 metri d’altezza in Piazza Castello, stanno per prendere il via – a quasi cinque anni dalla presentazione del progetto – i lavori per la realizzazione dei quattro nuovi “grattacieli” sul terreno della ex-Swiss Jewel (10’500 metri quadrati nel comparto delimitato dalle vie Varesi, Lavizzari e Balestra). L’inizio dei lavori è stato notificato alla Città e in questi giorni vengono eseguiti sondaggi nel terreno in vista dello scavo. Il progetto, denominato “Quattro torri”, era stato pubblicato nel luglio del 2005 all’albo comunale cittadino. Committente e proprietaria del terreno è la Cassa pensioni del Canton Zurigo, che aveva acquistato l’area nei primi anni Novanta per una quindicina di milioni di franchi. In precedenza sul posto era attiva la fabbrica Swiss Jewel.
Il complesso con i quattro “grattacieli” comprenderà circa 150 alloggi, dotati spazi comuni nel corpo centrale, dove sono previsti una piscina ed un centro fitness. Cinque anni fa, l’investimento era stato preventivato in oltre 44,5 milioni di franchi, somma che nel frattempo è probabilmente lievitata. Nella relazione tecnica presentata era stato indicato che la realizzazione è basata sul concetto del “quartiere satellite” dotato di comparti urbani con spazi d’incontro autonomi. Una soluzione analoga quindi a quella del vicino complesso delle quattro case-torri in cui è inserito il Centro Migros, realizzate dalla Zschokke Management. Diversamente da questo comparto, in cui dapprima erano stati costruiti due edifici con il corpo centrale e poi gli altri due, l’edificazione delle quattro nuove torri avverrà contemporaneamente Al piano terra sono previsti i locali commerciali, di cui uno sarà a due piani, con possibilità quindi di ampliamento. Negli 11 piani superiori troveranno posto 144 alloggi di due e mezzo e tre locali e mezzo (ogni piano regolare, dal secondo al decimo avrà tre o quattro appartamenti).
Il corpo centrale, oltre ad alloggi, ospiterà anche un’autorimessa e l’area per la piscina ed il fitness. L’ampio cortile quadrato disporrà di spazi verdi e l’intero complesso sarà abbellito con file di alberi inserite in superfici a prato rettangolari. Secondo le indicazioni date cinque anni fa, l’ingresso ai quattro palazzi avverrà tramite le ampie aree pedonali realizzate a est e a ovest, lungo Via Balestra e Via Varesi. Il complesso disporrà di 200 posteggi, di cui 184 nel garage sotterraneo e 16 in superficie. I lavori dovrebbero essere conclusi nella seconda metà del 2013.

Bene, che abbiano avvio i rumori, la polvere e i disagi…

Sole, mare, mare, sole …

Per oggi avevamo previsto di andare a fare un giro cultural-turistico a Barcellona. Ma stare al mare rende pigri, e stamattina ci siamo detti: chi ce lo fa fare?!

E quindi eccoci qua, a goderci il rumore delle onde. Ah, e c'è anche chi si gode il sole al 100%, fino allo sfinimento. Ma voi uomini dalla pelle mediterranea, come fate? Io sarei già ricoverato con ustioni di 3. grado 🙂

Turismo nel Locarnese

A seguito della nostra visita lucernese di metà aprile, nei giorni scorsi ci siamo calati nel ruolo di guide turistiche ed abbiamo fatto visitare al nostro ospite Pascal alcuni luoghi suggestivi della nostra regione.
Certamente le immagini scattate in alcuni di questi luoghi sapranno esprimere meglio di tante parole le varie sensazioni di quei momenti e quindi qui ci limitiamo ad elencare le tappe del nostro tour.

Venerdì sera: cena chez Dario, al Ristorante Al Pozz e digestivo chez Isa, al Bar Regina.

Sabato: scampagnata in Valle Verzasca – Vogorno e Lavertezzo -, pranzo al Grotto Mai Morire con pomeriggio di relax in riva alla Maggia in quel dei Ronchini di Aurigeno, seguito da aperitivo al bar del Lido di Locarno che ha anticipato la cena chez Roberta, al Ristorante Gabietta, ed infine vista panoramica della regione dalla “terrazza mozzafiato” di Tendrasca in Val Resa.

Domenica: gita in quel di Cardada, quel po’ che basta per assaporare le temperature estive di alta quota.

Ringraziamo Pascal della visita e della compagnia, ricordandogli che la nostra regione ha ancora molto da offrire. Ed intanto ci faremo assumere dall’ente turistico “Ascona-Locarno“, eheheh

Eccovi come sempre qualche foto.

È ufficiale: è stancante!

Ricordavo vagamente che andare in bicicletta potesse essere stancante, ma dopo tutti questi anni di inattività (5? 7? 10?) non pensavo che correvo il rischio di soccombere durante la scalata al Monte Verità di Ascona. Beh, dopo qualche pausa per far sì che i battiti cardiaci

tornassero a ritmi vivibili, ce l’ho fatta: l’orgoglio ha battuto le gambe, il sedere e la ciccia in esubero.
Ma soprattutto ha battuto il gelato mangiato prima dello sforzo sulla terrazza del Mövenpick del lungolago asconese: sono arrivati i primi turisti ed anche i primi sguardi impietriti verso alcune combinazioni bizzarre d’abbigliamento…